Umberto Moggioli, nato tra le montagne, già nel 1907 aveva esposto alla Biennale di Venezia quei giardini densi di luce impressionista, a dimostrazione di quanta cultura internazionale filtrasse tra la città lagunare e le isole, Burano in particolare, dove la famiglia Moggioli aveva preso residenza. Accanto a Gino Rossi, Pio Semeghini e Tullio Garbari, Moggioli sviluppò la sua pittura di paesaggio, da un lato riscoprendo le atmosfere della tecnica divisa e dall’altro ritrovando nei maestri di Pont-Aven, di cui Gino Rossi fu il primo mediatore, molti suggerimenti stilistici. La mostra vuole riscoprire questo maestro e la qualità del suo lavoro, presentato soprattutto con ritratti ambientati all’aperto, una vera novità per una rilettura contemporanea della sua produzione, a cent’anni dalla mostra che Ca’ Pesaro gli dedicò nel 1919, pochi mesi dopo la sua prematura scomparsa. L’esposizione è anche occasione per rivivere le atmosfere di quel fatidico 1919, anno della ripresa delle attività del Museo nel dopoguerra e dell’avvento di una nuova stagione artistica per il gruppo raccolto intorno a Nino Barbantini. Da Arturo Martini a Felice Casorati, l’omaggio a Umberto Moggioli permetterà di richiamare un momento importante della vicenda di Ca’ Pesaro e di ricostruire un significativo tassello della storia artistica del secolo scorso.