Strada del Riso Vialone Nano IGP
Dati itinerario PartenzaIsola della Scala ArrivoOppeano
La “Strada del Riso” si snoda tra strade di campagna, risaie, fiumi e paesi ricchi di storia, in un territorio che si trova a sud di Verona. Si parte da Isola della Scala, dove in località Vo’ sorge isolata l’ imponente Villa Pindemonte e si prosegue verso Buttapietra dove a Settimo di Gallese si incontra Villa Giuliari, affrescata dal Maccari e dal Marcola. A Mozzecane  si può visitare la settecentesca Villa Vecelli-Cavriani con molte decorazioni dei Bibiena e di Francesco Lorenzi.  

Giunti a Povegliano Veronese, a Villa Balladoro è consultabile una biblioteca con testi sulla storia e le leggende del territorio. Tappa successiva Nogarole Rocca dove si visita la Rocca, un castello-recinto del X secolo; si arriva poi a Erbè dove si incontra la chiesa romanica dell’Erbedello del 1184, interamente decorata all’interno con un magnifico ciclo di affreschi votivi. 

A Sorgà troviamo Villa Gherardini-Bugna, gia appartenuta ai Gonzaga, dove si possono ammirare gli affreschi dell’architetto-pittore Giulio Romano. Per conoscere le tradizioni del territorio a Bonferraro si può visitare il Museo della Civiltà Contadina a Corte Brà.

Arrivati a Nogara, nel centro del paese si trova la secentesca Villa Marogna, opera dell’architetto Michele Sammicheli. 

Proseguendo si può vedere il Castello dei Dal Verme a Sanguinetto e a Bionde di Salizzole l’imponente corte Campagna. Poco distante, a Concamarise, si trova Villa Verità Malaspina mentre a Bovolone, isolato nella campagna, il complesso Romanico di San Zuane.  

Dopo una visita alla parrocchiale di Roverchiara, l’itinerario si chiude ad Oppeano davanti l’imponente Villa Carli-Cagnoli detta “La Montara”.

Un prodotto unico e genuino, il Riso Nano Vialone Veronese è tutelato con il marchio europeo IGP.
Oltre al riso la Bassa Veronese regala altri prodotti tipici come il pesce d’acqua dolce, i meloni e il radicchio rosso. 
Le pile da riso erano “fabbriche” caratterizzate dai pestelli di legno messi in moto da ruote alimentate dalla corrente dei fiumi per colpire il cereale e liberarlo dalla scorza gialla di protezione. Oggi le poche pile a pistoni sopravvissute si presentano come reperti di archeologia industriale.